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1995 - Ass. Culturale Cantunovu - ACC 95
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I brani musicali del presente lavoro fanno tutti parte del concerto di Natale dei CANTUNOVU. La sala di registrazione è il punto di arrivo naturale dopo anni di ricerca, di sperimentazione musicale, di sacrifici, anche economici, di persone che hanno fatto della cultura popolare siciliana uno dei motivi, importanti, della loro vita. La decisione di registrare questi brani è scaturita dall'esigenza e dalla voglia di lasciare una traccia di come noi sentiamo ed interpretiamo il nostro Natale musicale in alternativa all'ovvio, già preconfezionato e finto Natale pubblicitario con i suoi ben adornati alberi, che sanno tanto di cultura nordica e che starebbero meglio in un bosco che nei cassonetti della spazzatura dopo la festa. Ecco perché "NATALI SENZA L'ARVULU": lasciamo i nostri cari alberi nei boschi e, se proprio ci piace, adorniamoli lì nel loro habitat naturale. E nelle nostre case, per Natale, costruiamo, anche piccolo, ma sicuramente più mediterraneo, un presepe! In questo lavoro, poi, non possiamo non ricordare la grande e compianta Rosa Balistreri, pietra miliare del canto popolare siciliano ed ispiratrice di alcuni brani qui contenuti. Questo lavoro è dedicato anche a lei.
(Paolo Artale)

Si ringraziano per la collaborazione musicale: Il maestro Vincenzo Calamita e la sua zampogna, SEBASTIANO ALIFFI per le ricerche, la C.G. STUDIO di Siracusa per il lavoro in sala di registrazione, l'artista GAETANO TANASI autore della copertina e L'ASSOCIAZIONE CULTURALE CANTUNOVU.

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C'è qualcosa di profondamente gratificante nel possedere un disco o un CD fisico, qualcosa che trascende la semplice fruizione della musica. Tenere tra le mani un album - sentire il peso del vinile o il clic della custodia di un CD - restituisce un senso di concretezza e intimità che il digitale non può offrire. È un rituale: sfiorare la copertina, leggere i testi, ammirare l’artwork, e poi posizionare il disco sul piatto o inserire il CD nel lettore. Ogni ascolto diventa un momento dedicato, consapevole, quasi cerimoniale.

A differenza dello streaming, dove milioni di brani sono a portata di clic ma spesso passano inosservati, un album fisico richiede impegno e attenzione. Si crea un legame più profondo con la musica, perché è stata scelta, acquistata, custodita. È anche un gesto d’amore verso l’artista: un modo per onorare il suo lavoro, sostenendolo concretamente.

E poi c’è il fascino della collezione: vedere i propri dischi allineati su uno scaffale racconta chi siamo, cosa ci ha toccato nel tempo. Ogni album è una memoria fisica, una parte della nostra storia personale. In un’epoca di musica liquida, avere un oggetto reale che suona, resiste e invecchia con noi, è un piacere raro e prezioso.

(Mario Macrì)

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