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1998 - Ass. Culturale Cantunovu – CD1 98
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"Petra Janca" è la nostra anima, è il nostro sentire, è il nostro dolore, è la nostra gioia di vivere, di suonare, di cantare e di essere Siciliani. Così come le nostre cellule sono il sofferto e splendido risultato di decine d'intrecci di popoli, così la nostra musica vibra all'unisono con esse e traccia melodie che solo la lingua siciliana può vestire. Siamo come le nostre memorie: "Indefiniti e indefinibili", nelle nostre vene scorre tutto il Mediterraneo e qualcosa di più. E la consapevolezza di ciò ci rende tragicamente unici e spesso soli. Vogliamo sottrarci al compito di spiegarvi ciò che state per sentire: è meglio ascoltare e basta. "Petra Janca " è dedicato ai nostri figli, piccoli Siciliani che costruiranno una Sicilia più bella e più giusta, e ai nostri genitori che, faticosamente, hanno già costruito.

Si ringrazia per la collaborazione artistica: Antonio Ortisi - Peppe Di Mauro, Fabio Partexano - Simona Minniti. - Per la realizzazione della copertina: Giacomo Alia - Sebastiano Aliffi ed Emilio Bruno dell'Accademia delle Belle Arti "Mediterraneo" di Ragusa. - Lo studio di registrazione 'LA FENICE" di Siracusa.

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C'è qualcosa di profondamente gratificante nel possedere un disco o un CD fisico, qualcosa che trascende la semplice fruizione della musica. Tenere tra le mani un album - sentire il peso del vinile o il clic della custodia di un CD - restituisce un senso di concretezza e intimità che il digitale non può offrire. È un rituale: sfiorare la copertina, leggere i testi, ammirare l’artwork, e poi posizionare il disco sul piatto o inserire il CD nel lettore. Ogni ascolto diventa un momento dedicato, consapevole, quasi cerimoniale.

A differenza dello streaming, dove milioni di brani sono a portata di clic ma spesso passano inosservati, un album fisico richiede impegno e attenzione. Si crea un legame più profondo con la musica, perché è stata scelta, acquistata, custodita. È anche un gesto d’amore verso l’artista: un modo per onorare il suo lavoro, sostenendolo concretamente.

E poi c’è il fascino della collezione: vedere i propri dischi allineati su uno scaffale racconta chi siamo, cosa ci ha toccato nel tempo. Ogni album è una memoria fisica, una parte della nostra storia personale. In un’epoca di musica liquida, avere un oggetto reale che suona, resiste e invecchia con noi, è un piacere raro e prezioso.

(Mario Macrì)

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