1987 - Ass. Culturale Cantunovu – ACC 87
Sicilia Matri Antica è il lavoro di capillare ricerca, elaborazione e sintesi di un recupero filologico che vede oggi la luce della pubblicazione, come primo lavoro dei Cantunovu. E subito si nota la loro netta collocazione nella migliore tradizione del canto popolare siciliano, con un risultato artistico straordinariamente efficace che allontanandosi dalle melodie modali e dai ritmi a scansione limitata della nostra tradizione insulare, si accosta alla madre culturale che è la Musica Mediterranea. I testi anonimi raccolti da Pitrè, Favara e Vigo sono il collegamento alla fantasia popolare.
E così viene dal più profondo pensare che finalmente il canto popolare venga adoperato con intenti magici. Si torna così ad oscure lontane origini ancestrali: il canto destinato a piegare gli esseri o le forze della natura alla volontà del cantore, il canto che doma, che guarisce, che uccide. Riaffiora così tutto ciò che i tempi non hanno potuto interamente cancellare. Tracce ancora se ne trovano nei canti dei fanciulli invocanti la pioggia o il bel tempo, nelle canzoni ispirate allo sdegno, alla vendetta. Altre formule magiche cantate, di virtù popolare, sono esistiti o forse, chissà, esistono ancora sperdute per l'isola, nascoste nella riservatezza, nella diffidenza popolare.
(Matteo Siracusa)
Del 2007 la riedizione su CD dell'album, che viene rimasterizzato e pubblicato con una nuova veste grafica e col titolo "Sicilia Matri Antica 1987".

C'è qualcosa di profondamente gratificante nel possedere un disco o un CD fisico, qualcosa che trascende la semplice fruizione della musica. Tenere tra le mani un album - sentire il peso del vinile o il clic della custodia di un CD - restituisce un senso di concretezza e intimità che il digitale non può offrire. È un rituale: sfiorare la copertina, leggere i testi, ammirare l’artwork, e poi posizionare il disco sul piatto o inserire il CD nel lettore. Ogni ascolto diventa un momento dedicato, consapevole, quasi cerimoniale.
A differenza dello streaming, dove milioni di brani sono a portata di clic ma spesso passano inosservati, un album fisico richiede impegno e attenzione. Si crea un legame più profondo con la musica, perché è stata scelta, acquistata, custodita. È anche un gesto d’amore verso l’artista: un modo per onorare il suo lavoro, sostenendolo concretamente.
E poi c’è il fascino della collezione: vedere i propri dischi allineati su uno scaffale racconta chi siamo, cosa ci ha toccato nel tempo. Ogni album è una memoria fisica, una parte della nostra storia personale. In un’epoca di musica liquida, avere un oggetto reale che suona, resiste e invecchia con noi, è un piacere raro e prezioso.
(Mario Macrì)