2015 - Ass. Culturale Cantunovu - CD N°08
Cantare e suonare la storia di un popolo è un privilegio. Un dono quando riesci a riscrivere suoni e parole respirando gli odori e godendo dei sapori di chi ti sta attorno. Dei popoli del Mediterraneo, degli stessi siciliani, di chi è al di là del mare, o di quanti provano a viaggiare per il mare amico e giustiziere.
Di Terri luntani.
I Cantunovu lo fanno da anni, riuscendo a cogliere i sentimenti che - nonostante conquistatori e lutti - restano essenza forte dell'essere siciliano. Oggi, con questo nuovo lavoro, i Cantunovu rinnovano questo dono. Parole d'amore, di passione forte e intensa, di rabbia e di riscatto, di speranza e di nostalgia. Culle musicali, questi brani. Culle calde ora rassicuranti, ora sferzanti, da ascoltare e riascoltare. Storie antiche riscritte e musicate. Sprezzanti incisi che narrano il lavoro, la partenza, il viaggio doloroso. Un lavoro che è conoscenza identitaria, una lunga poesia che scandisce la storia di ognuno di noi. Di chi ci ha preceduto avendo lo stesso amore, la stessa passione, l'identica rabbia in questa Isola stupenda che accoglie e riscalda.
(Prospero Dente)
C'è qualcosa di profondamente gratificante nel possedere un disco o un CD fisico, qualcosa che trascende la semplice fruizione della musica. Tenere tra le mani un album - sentire il peso del vinile o il clic della custodia di un CD - restituisce un senso di concretezza e intimità che il digitale non può offrire. È un rituale: sfiorare la copertina, leggere i testi, ammirare l’artwork, e poi posizionare il disco sul piatto o inserire il CD nel lettore. Ogni ascolto diventa un momento dedicato, consapevole, quasi cerimoniale.
A differenza dello streaming, dove milioni di brani sono a portata di clic ma spesso passano inosservati, un album fisico richiede impegno e attenzione. Si crea un legame più profondo con la musica, perché è stata scelta, acquistata, custodita. È anche un gesto d’amore verso l’artista: un modo per onorare il suo lavoro, sostenendolo concretamente.
E poi c’è il fascino della collezione: vedere i propri dischi allineati su uno scaffale racconta chi siamo, cosa ci ha toccato nel tempo. Ogni album è una memoria fisica, una parte della nostra storia personale. In un’epoca di musica liquida, avere un oggetto reale che suona, resiste e invecchia con noi, è un piacere raro e prezioso.
(Mario Macrì)