2012 - Ass. Culturale Cantunovu - CD N°07
Questo ennesimo lavoro discografico dei Cantunovu, realizzato come sempre con le sole nostre forze, vuole essere il grido di una Sicilia che, malgrado tutto, vuole andare avanti a testa alta e il volto pulito nel rispetto della tradizione. Poiché siamo convinti che le parole "rispetto" e "tradizione" oramai da molto tempo abbiano perso il loro significato a favore di una sempre più schizofrenica globalizzazione, con questo lavoro musicale abbiamo volutamente scelto di RISPETTARE la TRADIZIONE con il proposito e la speranza di suscitare in chi ascolta, dei sentimenti sani di appartenenza ed amore verso la propria Terra. Sentimenti che nel Siciliano risvegliano motivi di accoglienza e solidarietà e mai di separazione o, peggio, di isolamento razziale. Tenere sempre acceso il fuoco delle proprie radici anche con la musica, significa per noi celebrare sull'altare dell'amicizia e dell'amore tra i popoli, quello che la Sicilia ha sempre fatto nella storia nella sua unica ed affascinante funzione di "porto del mondo". Le inserzioni musicali di sapore arabeggiante, spagnolo, ellenico e perfino, provenzale, sono la sintesi naturale di una "contaminazione" stilistica così tanto inflazionata nei lavori di tanti artisti, ma così tanto connaturata nell'anima musicale dei Cantunovu.
(Paolo Artale)

C'è qualcosa di profondamente gratificante nel possedere un disco o un CD fisico, qualcosa che trascende la semplice fruizione della musica. Tenere tra le mani un album - sentire il peso del vinile o il clic della custodia di un CD - restituisce un senso di concretezza e intimità che il digitale non può offrire. È un rituale: sfiorare la copertina, leggere i testi, ammirare l’artwork, e poi posizionare il disco sul piatto o inserire il CD nel lettore. Ogni ascolto diventa un momento dedicato, consapevole, quasi cerimoniale.
A differenza dello streaming, dove milioni di brani sono a portata di clic ma spesso passano inosservati, un album fisico richiede impegno e attenzione. Si crea un legame più profondo con la musica, perché è stata scelta, acquistata, custodita. È anche un gesto d’amore verso l’artista: un modo per onorare il suo lavoro, sostenendolo concretamente.
E poi c’è il fascino della collezione: vedere i propri dischi allineati su uno scaffale racconta chi siamo, cosa ci ha toccato nel tempo. Ogni album è una memoria fisica, una parte della nostra storia personale. In un’epoca di musica liquida, avere un oggetto reale che suona, resiste e invecchia con noi, è un piacere raro e prezioso.
(Mario Macrì)